Buon Natale e Felice Anno Nuovo!

 

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con l’augurio di ritrovarci l’anno prossimo con la voglia di condividere esperienze e… sogni!

FAVOLA DI SANTA LUCIA di Giannino Guareschi

Dal ricco sito www.carasantalucia.it cogliamo l’invito a rileggere un racconto di Giannino Guareschi.

E’ una storia del nostro passato recente. Cesarino è un bambino che si è trasferito in città ma che sente ancora forte il legame con le sue tradizioni di paese tanto che…

Cesarino si alzò e, prima ancora di lavarsi, prese il lapis blu e cancellò sul calendario un altro giorno.

Ne rimanevano ancora tre che poi erano due in quanto il terzo era quello famoso. Mentre si lavava con l’acqua gelata, Cesarino d’improvviso ebbe un pensiero: “E la crusca?” Era una cosa importante. ma risultava anche logico che non ci avesse pensato perché fino all’anno prima, tutto si era svolto laggiù, al paese dove per trovare della crusca, bastava allungare una mano. Gli venne in mente il pane fatto in casa, e il profumo che usciva dal forno. Risentì il cigolio della gramola e pensò a sua madre. Uscì in fretta e passando dalla portineria, si fermò per consegnare la chiave alla portinaia: suo padre era andato via alle quattro perché, in quei giorni, c’era un sacco di lavoro per chi aveva un camion.

La strada era piena di gente che aveva una premura maledetta e la nebbia di quella fradicia mattina di dicembre era traditrice perché macchine e ciclisti saltavano fuori d’improvviso da ogni parte e bisognava stare attenti. Non poté pensare molto alla faccenda della crusca, ma quando fu a scuola, riprese a pensarci. Aveva dimenticato l’asino e adesso erano guai. Bisognava mettere sul davanzale, vicino alla scarpa, anche il sacchetto pieno di crusca per l’asino che portava le ceste dei regali. A non mettere la crusca, Santa Lucia si sarebbe offesa certamente.

Cesarino, quando alle dodici e mezzo lo lasciarono libero, corse subito alla panetteria e domandò un po’ di crusca. Ma di crusca non ne avevano. Ed era anche logico perché, in una città come Milano, a cosa potrebbe servire la crusca? Provò da un altro panettiere, poi da un terzo e, alla fine, perdette la speranza.

Arrivato a casa, trovò la chiave ancora in portineria: suo padre non era ancora arrivato e Cesarino mangiò da solo nella cucina fredda e in disordine. Il padre tornò la sera, ma non salì neppure in casa: lo chiamò dal cortile e assieme andarono alla trattoria dell’angolo.
La minestra calda diede a Cesarino tanta gioia da fargli dimenticare tutte le sue preoccupazioni ma, quando ebbe finito di mangiare, le preoccupazioni ritornarono a galla. Cesarino aveva una soggezione tremenda di suo padre che era un uomo cupo e di poche parole, quindi fece una fatica matta a entrare in argomento. Alla fine gli disse: — Ci vorrebbe un po’ di crusca. —

Il padre di Cesarino stava parlando con un uomo in tuta che era venuto a bere un bicchiere in compagnia: si volse sbalordito e domandò:

— Crusca? E cosa te ne fai della crusca?
— Ci vuole per l’asino, — balbettò il ragazzo.
L’uomo in tuta si mise a sghignazzare e domandò di che asino si trattasse.
— L’asino di Santa Lucia, — spiegò Cesarino timidamente.
L’uomo in tuta sghignazzò ancora più forte, ma il padre di Cesarino gli strinse d’occhio poi, rivoltosi al ragazzino, gli disse brusco:
— Lascia perdere l’asino. Qui Santa Lucia non usa.
Il ragazzo lo guardò perplesso:
— Santa Lucia sul calendario c’è!
— C’è, ma non usa! — esclamò secco il padre.
— Sul calendario c’è anche Sant’Ilario allora: ma, qui, invece, usa Sant’Ambrogio. Ogni città ha i suoi santi. Qui è il Bambino che porta i regali. Qui usa il Bambino.
Il ragazzo guardò l’uomo in tuta, e quello gli confermò il fatto.
— Perbacco, è proprio così! I santi sono delle autorità provinciali e ognuno ha la sua provincia. Qui la faccenda è di competenza del Bambino.
Cesarino abbassò la testa, poi preoccupatissimo obiettò:
— Ma il Bambino non mi conosce: è soltanto sei mesi che sono a Milano.
L’uomo in tuta lo rassicurò:
— Stai sicuro che il parroco del tuo rione lo ha già informato che siete qui tu e tuo padre! Ad ogni modo, per essere più sicuro, scrivi a De Gasperi così lui glielo dice.
Altri due o tre che si erano avvicinati si misero a ridere e allora il padre intervenne e disse a Cesarino:
— Adesso va a casa e mettiti a letto. Lascia la chiave sulla porta.
Il ragazzino uscì e il padre spiegò la storia a quello della tuta ed agli altri:
— Sono stupidaggini, ma non posso dirglielo così, in quattro e quattr’otto! È sua madre che gli ha messo in testa queste cretinate e, anche il giorno prima di morire, mi ha raccomandato: “Carlo, lascialo stare, il ragazzo. Lascialo così com’è. Quando sarà ora, capirà da solo. Non mi far dispetto quando sarò morta.”
L’uomo allargò le braccia:
— Ragazzi, se si tratta di far dispetto a un vivo, ci sto anche se c’è da scannarsi: ma non mi va di far dispetto a un morto. È soltanto sei mesi che è morta!
Quello dalla tuta scosse il capo:
— Sentimentalismi idioti, roba da medioevo! Intanto tu, per non far dispetto a un morto, fai dispetto a tuo figlio vivo perché gli lasci la testa piena di stupidaggini.
— Non ti preoccupare, — ribatté il padre di Cesarino. — Quando vedrà che né santi né Madonna gli portano più niente, si convincerà da solo.

* * *

Cesarino si svegliò presto, quella mattina. Cancellò ancora col lapis blu un altro giorno del calendario, ma aveva la testa piena dei ragionamenti della sera precedente e la cosa, invece di dargli gioia, lo angustiò. Adesso, il tempo passava troppo alla svelta. Riuscì a bloccare suo padre prima che uscisse:
— Chi è De Gasperi? — domandò.
— È uno che sta a Roma, — borbottò il padre.
— Pensa piuttosto a fare i tuoi compiti. che sarà meglio!
Roma doveva essere in capo al mondo e chi sa quanto tempo ci voleva perché una lettera arrivasse. Oramai era troppo tardi.
E poi a Cesarino interessava Santa Lucia. Bisognava trovare il modo di farlo sapere a Santa Lucia.
Aveva più d’un’ora davanti a sé, prima della scuola: riuscì a ispezionare quattro chiese, ma in nessuna c’era un’immagine di Santa Lucia. La conosceva benissimo e, se ci fosse stata, anche piccola, l’avrebbe subito vista.

Uscito da scuola Cesarino abbandonò le sue ricerche. Aveva perso un sacco di tempo e si trovava a mani vuote, senza neppure la crusca per l’asino. Pensò allora che se, invece di crusca, avesse riempito un sacchetto di crostini di pane, la cosa avrebbe funzionato ugualmente. Col pane vecchio trovato in casa, riuscì a combinare poco o niente. Aggiunse mezzo il suo della colazione di mezzogiorno e, siccome il pane era fresco e molliccio, lo tagliò a pezzetti e lo fece abbrustolire sul gas.

La sera, il padre rincasò tardi: aveva portato un fagottino di roba e mangiarono in cucina, senza parlare.Prima di addormentarsi, Cesarino ci mise parecchio tempo. Comunque il fatto del sacchettino pieno di crostini gli dava una relativa tranquillità.

Alle sei, quando suo padre se ne fu andato, Cesarino saltò giù dal letto. Ormai non c’era più niente da cancellare sul calendario e gli parve che la notte dovesse arrivare fra pochi minuti anche se si trattava di parecchie ore. Alle sette e mezzo uscì di casa e incominciò a camminare in fretta e camminò fino a quando non si trovò fuori dalla città, al margine di una grande strada piena di autocarri che andavano e venivano.
Gli era venuta una fame tremenda e non poté resistere: mangiò due o tre crostini dell’asino:
"Capirà...", pensò.

Riprese il cammino e continuò a camminare altre due ore. Poi il cuore gli diede un tuffo perché, fermo a far nafta a un distributore, vide un camion che portava sulla targa due lettere che Cesarino conosceva bene. E il muso del camion era rivolto anche per il verso giusto. Quando il camionista fu risalito e stava per chiudere la portiera, Cesarino si fece avanti. Il camionista lo lasciò salire e, due ore e mezzo dopo lo scaricò al Crocile. Qui bisognava prendere la strada della Bassa, altri trenta chilometri, ma Cesarino doveva arrivare.
Prese a camminare ma, fatto un chilometro, dovette mangiare altri due crostini dell’asino. Quando Dio volle, passò un carro trascinato da un trattore e Cesarino saltò su.
Il tran-tran del carro gli faceva venire un sonno maledetto; ma Cesarino resistette e non mollò: conosceva la strada, adesso e, al bivio del Pontaccio, saltò giù perché il carro aveva preso la strada di destra mentre a Cesarino serviva la strada di sinistra.
A un certo punto, il ragazzino lasciò la strada e prese una carrareccia: il buio incominciava a diventare spesso, ma Cesarino ci sarebbe arrivato a occhi chiusi nel posto dove aveva in mente di andare. E così, si trovò ad un tratto davanti ad una casa buia e silenziosa e, più che vederla, l’indovinò.

Era la vecchia casa dove, fino a sei mesi prima, Cesarino aveva abitato coi suoi. Suo padre aveva sempre sognato di abbandonare il paese e così, mortagli la donna, aveva caricato un po’ di roba e il ragazzino sul camion, ed era andato a Milano dove aveva già dei parenti che lavoravano nei trasporti.
E la casa era rimasta lì, deserta e abbandonata.
Cesarino cavò di tasca la grossa chiave e, dopo aver lavorato un bel pezzo perché la serratura era piena di ruggine, si trovò nell’andito basso e buio.
Infilò la porta della cucina. Sentì l’odore del camino. Passò la mano sull’asse del camino, trovò un mozzicone di candela e un mazzetto di fiammiferi.
Quel po’ di luce gli fece sembrare ancora più deserta e abbandonata la vecchia casa ed ebbe paura. Poi pensò a Santa Lucia e gli venne l’idea che di sicuro, da qualche parte ci doveva essere della crusca.
Se trovava un po’ di crusca, avrebbe potuto mangiare i crostini del sacchetto. Ma la credenza era vuota e, anche negli altri posti, non c’erano che polvere e ragnatele.
Mangiò ancora un po’ di crostini dell’asino. Poi sentì suonare al campanile una quantità enorme di ore e gli venne l’orgasmo.

Per l’amor di Dio che Santa Lucia non lo trovasse sveglio!
Si tolse la scarpa destra, la ripulì e, aperte le ante della finestra di cucina, la mise sul davanzale, come aveva sempre fatto e vicino depose il sacchetto dei crostini.
Poi chiuse le imposte a vetri e salì su nella sua stanza, camminando con una scarpa sì e una no.
I vecchi letti tarlati c’erano ancora, ma senza materassi. Nella camera della nonna il letto aveva il pagliericcio e Cesarino si buttò lì sopra. Non avrebbe voluto spegnere la candela, ma l’idea che la luce disturbasse Santa Lucia lo convinse a rimanere al buio.
Non fece neppure a tempo ad aver paura perché la stanchezza lo sprofondò a capofitto nel sonno.

* * *

All’una di notte una motocicletta si fermò nella strada, davanti alla casa solitaria.
Scese un uomo intabarrato che traversò l’aia e, arrivato davanti alla porta, accese una torcia elettrica. Il cerchio di luce vagò sulla facciata e si fermò sulla finestra con gli antoni spalancati e con la scarpa e il sacchetto sul davanzale. L’uomo intabarrato rimase lì un bel pezzo a guardare quella scarpa. Poi ritornò sulla strada e, messa da parte la motocicletta, si incamminò verso il paese addormentato. Fu quella la notte che a Cibelli rimase impressa come la più strampalata della sua placida vita di bottegaio. Cibelli fu svegliato infatti all’una e mezzo da qualcuno che stava sulla strada e, affacciatosi, riconobbe chi lo chiamava e scese domandandosi che accidente volesse a quell’ora. E quando ebbe saputo quello che voleva esclamò:
— Carletto. l’aria di Milano ti ha fatto diventare matto?

* * *

Cesarino si svegliò di soprassalto alle nove del mattino e subito si cavò fuori dal pagliericcio dentro il quale s’era avvoltolato e corse giù in cucina a spalancare la finestra.
La scarpa era zeppa di fagottini e altri fagottini erano sul davanzale, vicino alla scarpa.

Cesarino portò tutto sulla tavola e già si apprestava a sciogliere le funicelle dei pacchetti, quando sentì arrivare nell’aia una motocicletta. Poco dopo, compariva sulla porta della cucina suo padre.
— Tutta la notte che ti cerco! — gridò l’uomo cavandosi fuori dal tabarro. — Da Milano in moto son venuto qui!
Cesarino lo guardò a bocca aperta.
— Quando siamo a casa regoliamo i conti, — urlò con voce tremenda il padre. — E se fai ancora una cosa così, ti ammazzo!
Cesarino scosse il capo:
— Non lo faccio più, — balbettò. — Ormai Santa Lucia lo sa che sono a Milano... Le ho messo un bigliettino dentro la scarpa, e il bigliettino lo ha preso...
Era una bella giornata di dicembre con un sole limpido e splendente: il padre, con un urlaccio uscì dalla cucina e tornò portando una gran bracciata di legna che buttò sul fuoco.

La fiamma divampò nel camino:

— Scàldati. assassino! — urlò l’uomo agguantando Cesarino per una spalla e ficcandolo su una sedia, davanti al fuoco.
Poi uscì e tornò con due scodelle di latte bollente e una micca di pane fresco.

— Mangia! — gridò l’uomo mettendogli fra le mani pane e scodella. — E lascia stare quelle stupidaggini! E rimettiti la scarpa!
Cesarino era in una confusione spaventosa per via del pane, del latte, dei fagottini aperti. di quelli ancora da aprire. E poi la fiamma gli imbambolava gli occhi. Intanto il padre mangiava cupo e accigliato a occhi bassi.
Poi non poté più resistere e si volse un momentino, e lei era lì, dietro di lui, e gli sussurrava:
— Da che ci siamo conosciuti questo è il primo regalo che mi fai. Carletto. Ma è un gran regalo... Non me lo guastare, Carletto, il mio ragazzo. Lascialo così...
Il padre ebbe un ruggito e, piantati due occhi feroci in faccia a Cesarino, urlò:
— E così, per colpa tua, io ho perso una giornata!
Invece non l’aveva persa per niente. E lo sapeva. ma non voleva confessarselo

Aggiornamenti tecnici

In questi giorni, avendo capito che in linea di massima il lavoro nelle classi inizierà dal mese di gennaio, preoccupate che non ci poteste seguire ora, ci siamo limitate a migliorare gli aspetti tecnici del blog.

Abbiamo inserito

- una stringa per le ricerche che renderà molto più facile reperire qualsiasi materiale di cui abbiate bisogno,

- gli ultimi commenti, con cui vengono messi in evidenza in apertura di pagina i commenti lasciati di recente anche se si riferiscono a post più vecchi; questo serve a facilitare il dialogo e il confronto,

poi abbiamo aggiunto la refferrer list e il counter, che sono strumenti per capire quanto viene visitato il blog e da dove provengono le visite.

Se vi incuriosisce sapere di più anche di questi aspetti più tecnici chiedetecelo e vi risponderemo!

E ora riprendiamo a postare contenuti, approfondimenti e tutto quello che avete voglia di condividere.

Incontriamoci sul blog!

Che ne dite di presentarci di nuovo qui?
Un modo come un altro per iniziare a usare questo mezzo.. che oltre che da leggere è da scrivere!

Famiglia in festa. Crescere giocando

Ciao Leonesse, sono ancora io Roberta F. (spero che qualcun altro scriva, altrimenti mi sento proprio una gran rompiscatole). Questa volta però scrivo per segnalare a tutti un evento che mi pare molto interessante. A Brixia Expo, la Fiera di Brescia, dal 5 al 13 dicembre (felice collocazione temporale nella settimana che precede S. Lucia) c'è "Famiglia in festa. Crescere giocando" con laboratori gratuiti su teatro, burattini, spettacoli di magia.... Per le scuole è gratuito anche l'ingresso. Purtroppo, per questioni di tempo, i posti per le scuole sono veramente limitati, ma io mi sono precipitata a prenotare il laboratorio "i giochi dimenticati" che vuol riproporre i giochi dei nonni utilizzando oggetti e materiali poveri. Venerdì 11 porto le mie due classi, poi vi racconto come è andata. Roberta Fanelli P. S.: Segnalo anche il sito di riferimento http://www.famigliainfesta.it

Un po’ in ritardo…

… ma come promesso, eccoci a raccontare come sono andati gli incontri di avvio del progetto: benissimo!

Prima di tutto vorremmo cogliere l’occasione- oltre che per salutare Barbara, Paola, Anna, Susanna, Marcella, Carmela, Elisabetta, Patrizia, Vittoria, Cristina, Enzo e Roberta che erano presenti – per invitare chi non è potuto venire agli incontri a presentarsi qui, sul blog, e a provare ad interagire a distanza con noi e con gli altri partecipanti al progetto.
Vi aspettiamo, fatevi sentire!

Obiettivo degli incontri era più di tutto questo: conoscersi, capire come avviare il lavoro insieme a distanza e come creare una piccola rete di insegnanti che possano comunicare, confrontarsi e collaborare imparando gli uni dagli altri.

Dopo una presentazione nostra, delle guide e del blog, per entrare davvero nel cuore del discorso e per provare a conoscerci un po’ abbiamo proposto una semplicissima attività: l’albero della città.

Abbiamo proposto a tutti di esprimere e rappresentare il proprio rapporto con la città facendo crescere insieme un albero.

L’attività è piaciuta molto e ci ha aiutati a parlare, a raccontarci e a confrontarci.

Siccome è sembrata utile a molti ecco una scheda per chi volesse riproporre l’attività in classe.

… e nei prossimi post trascriviamo e commentiamo cosa è emerso e cosa era scritto sugli alberi che abbiamo fatto crescere negli incontri…

L’albero della città

Età: dai 7 anni in su

Durata: circa un’ora

Obiettivo: stimolare bambini e ragazzi ad un primo riconoscimento e confronto del radicamento di ognuno al territorio, della percezione che ognuno ha della città di Brescia, delle ipotesi e dei desideri per il futuro

Realizzazione finale: un albero sulle cui radici, rami e foglie sono leggibili radicamento, vissuti e desideri del gruppo (classe) rispetto alla città di appartenenza.

Cosa serve: possibilmente una lavagna con fogli di carta staccabili (o comunque un foglio grande), carta da pacchi, carta verde, post it, scotch, forbici.

Cosa fare

Questa attività può essere particolarmente adatta per avviare il progetto in classe perché in modo semplice e spontaneo invitiamo i bambini a porsi domande su come vedono e vivono la città.

· Dalla carta da pacco ritagliamo il tronco di un albero alto circa un terzo del foglio che abbiamo. Fissiamo il tronco al foglio grande e appendiamolo sulla lavagna dove tutti possano vederlo.

· Tagliamo delle striscioline di lunghezze diverse di carta verde e di carta da pacchi.

· Introduciamo ai bambini il tema del progetto e proponiamo di fare un gioco. Ognuno contribuirà a far crescere l’albero, gli metterà le radici, i rami e le foglie e ognuno di questi elementi servirà a far raccontare ai bambini quanto sono legati alla città, come ci vivono, cosa si immaginano per il futuro.

· Prima fase è quindi mettere radici.

· La domanda da porre è: quanto sei radicato a Brescia? Quanto sono lunghe le tue radici?

· Non tutti sono radicati allo stesso modo nella realtà in cui vivono.

· In primo luogo c’è un radicamento temporale che indica semplicemente da quanto tempo si è in un posto. In questo senso chi si è appena trasferito ha radici molto corte diversamente da chi è di Brescia da generazioni che le ha molto lunghe.

· C’è però un radicamento anche di altra natura per cui è possibile che qualcuno che è da sempre a Brescia non si senta legato alla sua città o, al contrario, qualcuno che è appena arrivato ma si sente già molto inserito e non vivrebbe da nessuna altra parte.

· Possiamo chiedere ai bambini di tenere conto di entrambi gli aspetti del radicamento o di limitare la risposta all’ambito temporale.

· In questo caso diciamo ai bambini di scegliere una strisciolina più o meno lunga a seconda della risposta e di scrivere sulla strisciolina da quanto tempo sono a Brescia e perché.

· Una volta attaccate tutte le radici leggiamole e commentiamole con i bambini.

· Passiamo poi a far crescere i rami. I rami rappresentano la situazione attuale, il presente. E’ un modo per far dire ai bambini cosa li fa sentire bene e cosa li fa sentire a disagio in città. Questa volta distribuiamo striscioline di carta da pacco e striscioline di carta verde. La carta da pacco rappresenta rami secchi ( cose sgradevoli, inutili, di cui vorremmo liberarci), quella verde i rami vitali (le cose che piacciono, quello che ci fa stare bene).

· Ognuno può scrivere un massimo di tre striscioline verdi e tre marroni. Lasciamo qualche minuto per far scrivere le risposte e attacchiamo i rami all’albero mano a mano che ci vengono consegnati. Commentiamo poi insieme. Che tipo di risposte sono state date? Ci sono risposte simili? Quali sono gli aspetti della città che i bambini vivono con più difficoltà? Cosa invece trovano bello? Diamo loro tutto il tempo che vogliono per parlarne.

· Ultima fase, le foglie: il futuro. Cosa desideriamo per la nostra città? O, anche, cosa temiamo?

· Come per i precedenti elementi, distribuiamo post-it ai bambini su cui scrivere desideri e ipotesi per il futuro e attacchiamoli sui rami verdi dell’albero.
Leggiamo poi tutte le risposte e lasciamo spazio ai commenti e allo scambio di opinioni tra i bambini.

· Una volta finita la creazione dell’albero guardiamolo: è una bella rappresentazione collettiva.

· Concludiamo l’attività chiedendo ai bambini se è loro piaciuto questo gioco e se hanno imparato qualcosa facendolo.

Arrivano le prime risposte!

Ecco i saluti di Roberta:

Ciao Leonesse, sono Roberta Fanelli.

Ho messo il blog tra i preferiti per poterlo consultare velocemente e ho cominciato a “perlustrarlo”.

Aspetto con ansia la pubblicazione delle guide perché ho già iniziato il lavoro sul gioco nelle mie due terze, con interviste a genitori e nonni, ricerche di immagini anche su internet, riproposizione in palestra dei giochi scoperti… e la settimana prossima intendo ricapitolare il tutto e far sistematizzare le varie informazioni tramite cartelloni. Mi farebbe piacere verificare se sull’argomento ci possono essere ulteriori spunti di lavoro, ma… pazienza… aspetterò ancora.

Appena i bambini han preparato cartelloni o altro vi mando il materiale.

Dopo l’incontro a Brescia…

Un saluto a tutte le insegnanti (e all’insegnante!) che sono venuti agli incontri di mercoledì e giovedì pomeriggio!

E’ stato molto bello conoscervi e spero che riusciremo a tenerci in contatto a distanza, scrivendoci e leggendo il blog.

Abbiamo chiesto a Carlo Verardi di girarci tutti i vostri indirizzi e-mail e appena li avremo scriveremo anche lì. (Ma se esageriamo ditecelo!!)

Siamo appena rientrate a Roma e in un paio di giorni pubblicheremo un resoconto degli incontri e del gioco dell’albero che potrete anche riutilizzare per introdurre il progetto alla classe. Se lo fate cercate di mandarci due righe per farci sapere come è andata!!

Se già siete in ascolto e volete farvi sentire anche solo per un primo saluto e per prendere confidenza con il mezzo provate a commentare questo post o a mandare una e-mail all’indirizzo info@conungioco.it, sarà un piacere leggervi!

Ma per ora.. buon fine settimana!!

leonessaDelia

Benvenuto!

Benvenuto su questo blog!
  • Uno spazio virtuale nato per essere luogo di incontro per tutti i partecipanti al progetto Le tracce della leonessa.
  • Uno spazio dove trovare materiali per condurre le attività in classe, approfondimenti e riflessioni.
  • Uno spazio per collaborare, per scambiarsi ed intrecciare le esperienze, per ospitare le produzioni delle classi partecipanti al progetto, i reciproci commenti e suggerimenti, gli stimoli e le richieste di aiuto … e quanto altro la piccola comunità vorrà liberamente condividere.
  • Uno spazio aperto anche all’esterno, a suggestioni, stimoli e voci che arrivano dalla rete, per giocare ad inseguire Brescia, la leonessa, e lasciare insieme nuove tracce

Entra nel gioco anche tu!

Come fare

Questo spazio è pensato per rendere collettiva la caccia alla leonessa, per far sì che insegnanti bambini e ragazzi che stanno lavorando e ricercando su questo tema possano entrare in contatto, possano condividerne l’esperienza e i risultati, ma anche le difficoltà incontrate, le critiche, gli adattamenti alla specificità di ogni classe e le soluzioni trovate.

Uno spazio quindi dove inviare resoconti del lavoro che si sta svolgendo, riflessioni in corso d’opera, problematicità e risultati, spunti, proposte e richieste di approfondimento e di collaborazione..

Soprattutto uno spazio dove saranno pubblicati gli elaborati di ogni classe mano a mano che il progetto procede.

Come fare?

E’ semplice: basta mandare una e-mail al nostro indirizzo info@conungioco.it e appena possibile il vostro contributo sarà pubblicato.

Volete semplicemente commentare o rispondere brevemente al contributo di altri?
Basta cliccare sulla parola “commenti”, che si trova alla fine di ogni post, scrivere e inviare il modulo che si aprirà.
Il vostro commento sarà immediatamente on line.

L'inseguimento inizia!

Il progetto Le tracce della Leonessa è un percorso didattico alla scoperta di Brescia.
Ricostruire la cultura di una città, la sua storia, i suoi usi e costumi è un po' come cercare di seguire un animale selvatico.
La cultura di una città affonda le radici nel passato ma è viva, in movimento e in continua trasformazione; per questo i metodi di ricerca da adottare per conoscerla non possono essere solo quelli dello storico.
In questo progetto cercheremo e seguiremo le tracce della Leonessa e proveremo a ricostruire un'immagine di Brescia a partire dai segni, dagli indizi, dalle testimonianze, dai racconti, dalle cose, lasciati nei luoghi e nel tempo e custoditi nell'immaginario dei suoi abitanti.
Con questo progetto proponiamo a bambini e ragazzi delle scuole di Brescia di andare alla ricerca di tracce, segnali, orme, della città di Brescia e di come viene vista e vissuta dai suoi abitanti e di partecipare a una caccia che possa restituire loro una immagine condivisa della città in cui vivono.

Per iniziare a cercare tracce… nei libri!

AA.VV., Cose e memorie in scena, Centro Servizi Musei della Provincia di Brescia

AA.VV., Musei della cultura materiale, Centro Servizi Musei della Provincia di Brescia

Bignami G. et al., Le vere tradizioni bresciane, Gianico

Carducci G., Alla vittoria tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia, Odi barbare

Cunja E., BRIXIA, viaggio nella città nascosta, Emotionbooks (fumetto)

Cunja E., L'ultimo re, Emotionbooks (fumetto)

De Leonardis F. (a cura di), Guida di Brescia. La storia, l'arte, il volto della città, Grafo

Del Soldato M. Sciarretta M., Fiabe leggende e filastrocche di Brescia, Giunti Demetra

Falzone G., Leggende e storie bresciane, Meravigli, Brescia

Filippini M., Vèsse e giődésse. Venti filastrocche bresciane, La compagnia della stampa

Gatta C., Stòrie e stórie, La compagnia della stampa, Brescia

Ghidelli M. (a cura di), Tesori bresciani. Guida turistica della provincia di Brescia, La Compagnia della Stampa

Mazza A., Tradizioni bresciane. I santi, i riti, il folclore, i proverbi, Fondazione Civiltà Bresciana

Mirani E., Il giovedì grasso e altre storie bresciane, La compagnia della stampa, Brescia

Modi di dire di Brescia, Demetra

Pini M., Tedeschi M. , Brescia. Ritratto di un territorio fra suggestioni antiche e fascino moderno, Grafica e Arte

Soregaroli V., Bresciana... mente. Storia, lingua, cultura, arte e tradizioni bresciane, Fondazione Civiltà Bresciana

Prova file audio

Ecco il file audio da scaricare: PROVA

Il diario del nonno

il diario del nonno

Approfondimenti

Consigli per la realizzazione del Diario del nonno
Idee per una mostra dei diari

In rete

Un calendario delle feste bresciane
La tradizione di Santa Lucia
Le Mille Miglia

Nei libri

Bignami G. et al., Le vere tradizioni bresciane, Gianico
Mazza A., Tradizioni bresciane. I santi, i riti, il folclore, i proverbi, Fondazione Civiltà Bresciana

I lavori delle scuole

.. li aspettiamo..

Buon Lavoro!!

Benvenuti nel blog Le tracce della leonessa